Il responsabile MAIE per il rapporto con i governi dell’America Centrale: “Ormai è chiaro che i tre eletti all’estero del MAIE, Merlo, Borghese e Zin, sono stati gli unici che si sono opposti con energia all’emendamento Micheloni e grazie alla forza del Movimento Associativo il provvedimento è stato bloccato. Chi difende gli italiani del Nord e Centro America?”

Lo scorso giovedì 23 novembre ho assistito alla Assemblea Plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero – CGIE, tenutosi nella Sala Conferenze Internazionale della Farnesina, a Roma.

Alle ore 13.30 il Segretario Generale del CGIE Michele Schiavone dà la parola al Senatore Micheloni. Ero seduto vicino al consigliere CGIE per il Nord America, Vincenzo Arcobelli. Ho visto personalmente un Sen. Micheloni che, con aria triste e rassegnata, ha preso la parola, iniziando col dire che quella per lui era l’ultima volta in cui si rivolgeva alla Plenaria, perché non si sarebbe più ricandidato.

Il senatore del Pd ha anche detto che la cittadinanza non poteva più essere tema esclusivo di alcune zone del mondo, tipo il Sud America, ma è anzi un argomento che interessa il mondo intero e tutti gli eletti all’estero, indipendentemente dal fatto che lui rappresentasse l’Europa, però era cosciente che in altre zone il tema era molto presente e mentre lo diceva ho visto con i miei occhi che ha toccato con la sua mano il braccio, in gesto d’intesa evidentemente, al Sen. Renato Turano, anche lui Pd, che gli sedeva vicino.

Il grande apporto dato da Micheloni all’assemblea CGIE riunita è stato quello di presentare un suo emendamento, teso ad aumentare la tassa di cittadinanza dagli attuali 300 a 400 euro e a limitare lo ius sanguinis fino alla seconda generazione. Ha persino riferito, il senatore, che quando gli domandano quanto costa ottenere una cittadinanza e risponde che fanno pagare 300 euro gli ridono in faccia.

Dunque, io vorrei chiedere al Senatore Micheloni se per valorizzare la cittadinanza italiana sia necessario aumentare una tassa, già alta di per sé, e per giunta incostituzionale, oppure la cittadinanza italiana si rafforza attraverso la nostra cultura, la nostra identità, l’educazione che i genitori danno ai propri figli, ovunque siano nati.

Nelle vene di Micheloni scorre lo stesso sangue italiano di un italiano nato in Patagonia, in Australia o a New York.

Nel caso l’emendamento fosse stato approvato, cosa avrebbe risolto Micheloni? In che modo avrebbe migliorato la qualità degli italiani nel mondo? Avrebbe facilitato e diminuito i tempi per ottenere una cittadinanza? Sarebbero forse diminuiti i tempi per rinnovare un passaporto? Sarebbero migliorati i servizi consolari oppure diminuite le file davanti ai consolati? No, nulla di tutto questo.

Il vero problema per gli italiani all’estero, in questo momento più che mai dopo gli incoscienti tagli dei governi degli ultimi anni, sono i servizi consolari: pretendono servizi consolari efficienti e ne hanno tutto il diritto, da cittadini italiani quali sono.

Allo stesso tempo non riesco a togliermi dalla testa quel gesto d’intesa tra Micheloni e Turano, a proposito di cittadinanza e dell’emendamento Pd. Se davvero Turano fosse stato cosciente di tutto ciò, dunque complice del provvedimento, si dovrebbe soltanto questionare in cosa stava beneficiando i suoi elettori del Nord e centro America che lo hanno eletto.

E gli Onorevoli Francesca La Marca e Fucsia Nissoli? Dov’erano quando alla Farnesina si svolgeva l’importante appuntamento della Plenaria CGIE? Non le abbiamo mai viste avvicinarsi ai lavori. Poi però abbiamo visto che si son fatte un po’ di pubblicità su internet e abbiamo capito che pensano più alla loro campagna elettorale che a partecipare a una Plenaria CGIE davvero di fondamentale importanza per il futuro del Sistema Italia oltre confine e degli stessi organi di rappresentanza degli italiani nel mondo.

I parlamentari del MAIE, invece, gli onorevoli Ricardo Merlo, presidente, e Mario Borghese e il senatore Claudio Zin, hanno partecipato e presenziato i lavori della Plenaria, dentro dei loro impegni ascoltando le istanze dei consiglieri CGIE e l’intervento del governo.

A questo punto è evidentemente che noi italiani residenti in Nord e Centro America abbiamo un problema: a Roma non ci difende nessuno.

Davvero noi elettori del Nord e Centro America ci meritiamo questo? Chiamo tutti a una profonda riflessione, per cercare di cambiare le cose. Negli ultimi dieci anni non abbiamo ottenuto nulla con i nostri rappresentanti, perché in Parlamento sono andate persone che si sono servite dei loro incarichi più a scopo personale che per l’interesse della collettività. Nonostante questo si ostinano a difendere la loro poltrona, però oggi sono davvero indifendibili.

Siamo stanchi di parole, vogliamo risultati. Siamo stanchi di persone che cambiano schieramento una volta entrate nel Palazzo, in certi casi più e più volte. Così tradite il vostro elettorato! Siamo stanchi di persone che non danno prestigio all’incarico di parlamentare.

Siamo orgogliosi dei parlamentari del MAIE, i nostri parlamentari, persone che hanno dato in questi anni prestigio alla carica che ricoprono. E’ di persone così che abbiamo bisogno, di persone che vadano a Roma per sacrificarsi e lavorare nell’interesse di chi li ha eletti. Solo così hanno senso i seggi degli eletti all’estero, altrimenti sarebbero soltanto dei numeri in più.

Come italiani all’estero dobbiamo sostenere e dare fiducia al MAIE, o resteremo orfani di madre e di padre.

Oggi, con quanto accaduto in Senato, si è dimostrato che i tre eletti all’estero del MAIE, Merlo, Borghese e Zin, sono stati gli unici che si sono opposti con energia all’emendamento Micheloni e grazie alla forza del Movimento Associativo il provvedimento è stato bloccato.

Se altri parlamentari, specialmente quelli dello schieramento PD, non erano d’accordo, avrebbero dovuto dichiararlo pubblicamente anziché restare in silenzio come hanno fatto.

Un grande lavoro fatto dal Sen. Zin a palazzo Madama, una operazione che ha salvato gli italiani nel mondo da quella che il nostro presidente ha definito “una follia Pd”. Un risultato di squadra: grazie a tutti i consiglieri CGIE del MAIE, ai coordinatori e ai delegati per essersi messi subito in moto e per avere raccolto in poche ore oltre 6mila firme contro l’emendamento Micheloni.

Non possono esistere dubbi: per gli italiani all’estero, c’è solo il MAIE.

Angelo Viro
dirigente MAIE – Movimento Associativo Italiani all’Estero
vicepresidente Casa de Italia Santo Domingo
consigliere Comites di Panama